lunedì 6 ottobre 2008

Scrittori in passerella

Elisabetta Rasy interviene sul Domenicale del Sole24Ore (20 luglio 2008) lamentandosi della sconclusionata invadenza delle domande che, in qualità di scrittrice, si trova a dover subire alle presentazione dei suoi libri. I lettori, sciocchi impiccioni, chiedono il suo parere su tutto, anche su «questioni che non sono di sua competenza». L’affermazione mi disorienta, perché ingenuamente immagino lo scrittore pronto a lasciarsi coinvolgere in ogni discussione, con una curiosità che non conosce limiti di competenze. Evidentemente mi sbaglio, e tuttavia penso a quei lettori che sono usciti di casa, lasciato i bimbi alla baby-sitter, cercato parcheggio, ecc., giunti finalmente alla presentazione non hanno forse diritto di chiedere alla scrittrice come prepara il ragù? Sta a lei poi trasformare il ragù in letteratura.
Elisabetta Rasy pare avere molti timori, fra i quali quello di diventare la protagonista di un reality show, cioè di essere confusa con uno dei partecipanti al “Grande Fratello”. Per questo mi sento di rassicurarla: le basterà dimostrare di aver qualcosa da dire per ristabilire la differenza. Aggiungo che non credo affatto la letteratura sia l’esatto contrario del reality show, anzi. In entrambi si trovano storie finte costruite, più o meno bene, in modo che al lettore/spettatore sembrino vere. L’unica distinzione sta nel luogo dell’autore: stampato in copertina o nascosto negli uffici di produzione.
Se per gli scrittori le presentazioni librarie sono oggi davvero dei momenti di gran sofferenza, non mi pare comunque carino dare la colpa ai lettori. Mi vedo lo scrittore apostrofare il suo pubblico: “Perché mi fai domande futili e superficiali? Perché non mi chiedi come lavoro? Perché non leggiamo dal mio libro anziché parlare a vanvera?”, e il pubblico risponde: “Che ne so, lo scrittore sei tu, inventa qualcosa!”. Magari è solo il segno che è giunto il tempo di inventare modi nuovi di presentare i libri.

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