venerdì 24 ottobre 2008

Fagioli sotto vuoto

Se mi presentassi ad un convegno di Finmeccanica, ci penserei due volte prima di suggerire agli astanti un modo migliore per ingrassare i bulloni. Di diverso avviso dev’essere Giorgia Meloni (ministro della gioventù) che, agli ultimi Stati Generali dell’Editoria, è intervenuta dando illuminanti consigli. Ne ho raccolto in particolare uno, che sarebbe davvero triste fosse sprecato. Il disquisire verteva sulle modalità con cui aumentare la diffusione della lettura fra i giovani. Bene, diceva la Meloni, perché gli editori non recuperano le opere fuori diritti e fanno delle edizioni economiche che sicuramente a quel punto i giovani si fionderanno a comprare a valanga? Già, perché? In platea – le ho viste io stesso – diverse mascelle hanno toccato terra. Lasciamo stare che molti editori già lo fanno (si invita la Meloni a fare un giro in una qualsiasi edicola); ma siamo sicuri che per avvicinare alla lettura chi mediamente legge poco o nulla, la soluzione migliore sia propinare libri scritti all’incirca cent’anni fa? Ve le immaginate le torme di adolescenti correre ad accaparrarsi il libro Cuore di De Amicis, finalmente disponibile a soli 4 euro?
Quel che io penso, è che si impara a leggere come si impara a mangiare: iniziando dai piatti più semplici e vicini. In seguito forse il palato chiederà e saprà apprezzare qualcosa di diverso e più sofisticato. L'idea di rimpinguare le casse degli editori e far salire il numero dei lettori fra i giovani servendosi di libri lontani dal loro mondo, benché spesso in sé splendidi, mi suona peregrina. Volendo stare nella metafora, la proposta di Giorgia Meloni equivale a pretendere di combinare un affare proponendo ai neonati un omogeneizzato di fagioli con le cotiche.

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