martedì 6 aprile 2010

La sputazza miracolosa

Ci prova in tutti i modi Giorgio De Rienzo a far ammettere ad Erri De Luca d'essere un grande scrittore. I due si fronteggiano, a tratti quasi in imbarazzo, sul palco della Sinopoli all'auditorium di Roma: il giornalista del Corriere stuzzicando con letture – un po' incespicanti, un po' smarrite –, lo scrittore schermendosi dietro la sua logica cristallina: «Converrai che qui hai composto una poesia in prosa», «E' solo una precisa descrizione di un fatto naturale»; «Ti compiaci mai dopo aver scritto frasi come queste?», «Non posso. Mi impedirebbe di scrivere oltre».
Pare d'assistere ad una di quelle sfide in surplace, ma il regolamento attuale del ciclismo su pista, per fortuna, prevede non possano protrarsi oltre i trenta secondi. Nel nostro caso ci salva lo stesso De Luca, che ogni tanto prende il passo da solo e con due pedalate misurate e intense ci porta al centro di una storia o di una confessione. Ha un grande pregio l'affabulatore Erri De Luca, quello di riuscire a trasmettere la forza di un'immagine o di un messaggio servendosi di parole semplici dette con semplicità, lasciate scivolare dalla bocca con leggerezza e spesso con ironia, come se non fossero nulla, e invece quasi sempre sono molto. Così succede quando riporta un episodio evangelico (Marco, 8, 22-26), e all'inizio pare ci scherzi sopra, poi prevale un senso di sincero stupore per la bellezza della scrittura, del pensiero.
Quel giovanotto in gamba si trova in località Betsàida quando gli viene incontro un cieco chiedendo la guarigione. Lui si sputa sulle mani e strofina gli occhi del cieco il quale, improvvisamente, vede qualcosa, vede degli alberi che camminano. Allora gli strofina di nuovo gli occhi – unico caso noto di miracolo ritoccato – e quello ci vede chiaramente. L'episodio è curioso e De Luca lo racconta fra il divertito e l'affascinato, ripetendo quasi fra sé la frase, gli uomini come alberi che camminano. Dovremmo essere come alberi – ci dice sottovoce lo scrittore – pacati, silenziosi, puntati verso il cielo. Sprofondo nella poltrona e senza fatica mi lascio convincere; certi uomini le storie, le sanno davvero raccontare.

Foto: Vecchia bicicletta © Tiziano Taddei

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