venerdì 22 febbraio 2013

L'amore fra le capre

La vita è un cammino di montagna. Si inizia in salita, forti e fiduciosi, fino ad arrivare prima o poi al valico, dove si sosta un po' frastornati a guardarsi attorno, a riflettere sulla strada compiuta, un attimo di sospensione che anticipa la presa di una nuova direzione, ovvia o imprevista che sia, ma comunque in discesa. È duro accettare l'idea della discesa, ci tormenta quel pensiero e fa ribollire anzitempo rimorsi e rimpianti. Soprattutto in una società come la nostra, affollata di sogni e di chimere; soprattutto per un professionista improvvisamente espulso dal mondo del lavoro. Errico – o Enrico, non più di così muterà il nome nell'inevitabile fuga – è un ex pubblicitario che fronteggia la realtà di non avere più un'occupazione che gli riempie le giornate, e fronteggia domande intime, pulsioni a lungo represse. Torna alla mente un altro Enrico, il protagonista di Il ritorno a casa di Enrico Metz di Claudio Piersanti, un manager pensionato la cui battaglia psicologica è vivisezionata in una narrazione densa e intrigante.
Nel romanzo di Diego Zandel il meccanismo ricade invece nella più ovvia consequenzialità della crisi esistenziale a cui si risponde con il viaggio 'esotico', in questo caso una Grecia che pare ancora quella ai piedi dell'Olimpo. Lì Enrico riscopre il gusto del cibo, del sesso, del sole, della lotta, di sensazioni che affrancano la sua intimità, che portano nuova linfa alle sue radici. La metafora è voluta, poiché quel viaggio significherà pure esplorare il passato di suo padre negli anni della guerra nel Peloponneso e scoprire cosa si cela dietro la fuga a Kos. Senz'altro il racconto di questa indagine è il nucleo più riuscito di Il fratello greco, un romanzo a tratti troppo 'detto', consequenziale, con qualche cliché di troppo: la bella greca che subito ammalia e nulla pretende; il pastore che in due notti di solitudine si trasforma in un filosofo stoico. Nonostante i personaggi che a volte si muovono come sagome ritagliate, l'evocazione del passato rimane efficace e a modo suo avvincente. L'amore clandestino nel recinto delle capre e la svolta inattesa e paradossale ricostruita attraverso le pagine di un vecchio diario ammuffito, offrono quel guizzo utile a spingere fino in fondo la lettura. Un eccesso di autobiografismo, benché elaborato, è ciò che nuoce a Zandel e gli fa avviare e chiudere la vicenda senza sciogliere i nodi profondi che la trama mette in luce. Cosa cerca davvero Enrico? Perché se ne va quando sente di avere tutto? Da una sagoma non si può pretendere troppo.

Diego Zandel, Il fratello greco, Matelica, Hacca, 2010.

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