domenica 14 novembre 2010

Come ci raccontano

Persino le classifiche costruite su dati 'concreti' risultano spesso opinabili, figuriamoci quelle basate su scelte del tutto soggettive. Nella serie delle cose da fare prima di morire, spicca un volume inglese che ho avuto recentemente l'occasione di sfogliare, e di cui esiste pure una traduzione italiana, non so se e quanto riadattata rispetto all'originale. Ad ogni modo è stato divertente fare il conto del chi c'era e del chi non c'era, e cercare di capire quale faccia della letteratura italiana veniva proposta al lettore straniero. 1001 Books You Must Read Before You Die (general editor Peter Boxall, London, Cassell, 2006) elenca appunto 1001 libri, dovuti alle penne di 560 autori – alcuni hanno infatti l'onore di più menzioni – dei quali diciannove, ossia il 3,4%, sono italiani (ho escluso dal conteggio i pochi autori classici che ebbero nello Stivale i loro natali). Ben inteso, fornisco il dato per pura curiosità statistica, inutile mettersi a disquisire se siano molti o pochi.
La parte del leone la fa senz'altro Italo Calvino, presente con cinque romanzi, due ritratti (il volume è ricco di illustrazioni) e citazioni sparse in schede altrui. Un buon rilievo ha anche Primo Levi, tributato in gran parte per il suo ruolo di emblema letterario della follia della Shoah, e non a caso Se questo è un uomo venne pubblicato negli Usa con il titolo Survival in Auschwitz. Alberto Moravia si difende potendo contare su tre dei suoi romanzi: Gli indifferenti, La disubbidienza, Il disprezzo. Manca Dante – evidentemente ormai ostico anche per lettori non saltuari – ma fra i nostri 'padri' sopravvive Alessandro Manzoni e i suoi Promessi sposi, anche se tutta la faccenda della lingua è frettolosamente tumulata sotto un «written in the Florentine dialect» (!). Nel presentare Luigi Pirandello (Uno, nessuno, centomila) il recensore ha scordato di ricordare il premio Nobel, ottenuto nel 1934, ed è un peccato visto che è l'unico citato  dei nostri sei connazionali che hanno ricevuto il riconoscimento dell'Accademia di Svezia. C'è persino un romanzo in lingua francese, l'Hebdomeros di Giorgio De Chirico, e la presenza del pittore in questa selezione è quella che più stupisce, ma la mancanza sembra nostra: «a largely overlooked masterpiece». Gli autori viventi sono quattro e fra loro l'unica donna del gruppo: per Alessandro Baricco la scelta è caduta su Seta, e francamente si poteva fare di meglio; Umberto Eco, oltre all'ovvio Nome della rosa, mette nel carniere Il pendolo di Foucault; chiudono la rassegna Margaret Mazzantini (Non ti muovere) e Antonio Tabucchi (Sostiene Pereira).
Alla fine va bene considerarlo una specie di gioco, neppure troppo facile da gestire, e quindi arrovellarsi sulle scelte lascia forse il tempo che trova, tuttavia so che non potrete farne a meno. Allora questo è l'elenco completo, a voi i commenti: Alessandro Baricco, Giorgio Bassani, Dino Buzzati, Italo Calvino, Giorgio De Chirico, Umberto Eco, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Carlo Levi, Primo Levi, Alessandro Manzoni, Margaret Mazzantini, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Cesare Pavese, Luigi Pirandello, Italo Svevo, Antonio Tabucchi, Giovanni Verga, Elio Vittorini.

1 commento:

salvatore ha detto...

Nooooo....la Mazzantini proprio no (e anche Baricco non scherza)!
Ciao Sebastiano!

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