venerdì 21 maggio 2010

In morte del poeta

Di fronte alla morte le parole sono quasi sempre inadeguate, perciò sarebbe bene lasciare alla morte il suo silenzio. Ma noi, che ancora rimaniamo da questa parte, abbiamo bisogno di raccontarci qualcosa, di rifugiarci nelle parole, soprattutto quando a lasciarci è un poeta. In questi casi funziona guardare indietro, meglio se verso un ricordo non impettito, ancor più se verso una poesia intensa.
Il primo spunta fra due chiacchiere dietro un caffè, ringrazio Lodovico Steidl per avermi concesso le sue riflessioni prese dal vivo: «Ho conosciuto Sanguineti una quindicina d'anni fa. Mi parve già allora decrepito, forse perché i brutti sembrano sempre più vecchi... Era brusco e al tempo stesso gentilissimo, di poche parole eppur disponibile ad ascoltare. Mi ha sempre colpito il suo continuare – fino all'ultimo – a professarsi marxista. Insomma, i tempi erano cambiati, ma lui no. Davanti a questo vomitevole voltagabbanismo, me lo figuravo totem immutabile, piantato sul molo del porto di Genova: tagliato con l'accetta il suo naso, tagliata con l'accetta la sua bazza da sdentato. E alla fine mi ero scordato della sua somiglianza con Marty Feldman».
La seconda, la poesia, da sola giustifica il dispiacere per questa penna definitivamente posata:

LA BALLATA DELLE DONNE

Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.

Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.

Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.

Edoardo Sanguineti

(da Mikrokosmos. Poesie 1951-2004, Milano, Feltrinelli, 2004)

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