domenica 14 dicembre 2008

Qualcosa da cambiare

La prima proposta è in sostanza quella di affidare il governo dell’Italia ad un qualche organismo estero, avendo preso atto della congenita incapacità degli italiani di darsi un governo serio e duraturo. L’idea non è del tutto nuova, se si pensa che nel Medioevo i comuni chiamavano spesso a guidarli personalità provenienti da luoghi lontani, scegliendoli in base alle loro qualità e avendo la garanzia fossero liberi da legami di interesse e parentela. Eppure è rivoluzionaria nel momento in cui fa veramente riflettere, con il sorriso, sulla pochezza della nostra classe dirigente. Si badi che Prezzolini scriveva nel 1975, ma si faccia avanti chi ha coraggio di affermare che le cose siano nel frattempo migliorate.
Ce ne vorrebbero di intellettuali così, cioè di intellettuali veri, di destra o sinistra che siano. Di gente che pensa veramente e non dà nulla per scontato, non concede nulla all’abitudine e alla tradizione, perché sa che tutto può cambiare e volendo in meglio. Sulla scia di Swift, ironica e provocatoria, Prezzolini snocciola le sue proposte e ci lascia disorientati, ma con un sacco di interessanti interrogativi.
Il libretto si asciuga in un momento, per poi decantare con calma, come fanno le parole degli oratori eccellenti. Sfidate allora queste proposte e vedete cosa riuscite a ribattere, o magari se ve ne vengono in mente altre da contro-proporre; potrebbe essere un piacevole gioco di società. A questa non ho nulla da obiettare: «Una legge che obblighi tutte le femmine e tutti i maschi che esercitano la prostituzione, a pagare le tasse come ogni altro noleggiatore (...) con obbligo di tariffa esposta nel locale». Che dire poi della quinta proposta per l’abolizione delle tesi universitarie? Sacrosanta (e infatti nella sostanza, ma non nella forma, rispecchia quanto accade oggi).
Tanto per non parer di parte, e tuttavia ben conscio della modestia del mio pensiero, mi permetto di contestare la quarta proposta, che vorrebbe l’abolizione dell’insegnamento di Stato delle materie umanistiche. A me pare i rischi siano molti, nel lasciare solo all’iniziativa privata il timone del mondo delle lettere, e non perché mi illuda che dalla scuola possano venire scrittori o musicisti, quanto piuttosto perché non sempre «chi ha voglia di imparare, impara da sé». Anzi, di maestri come Prezzolini ce ne vorrebbero ancor di più, ma ho l’impressione che la nostra società non offra molti luoghi dove incontrarli. Se affossiamo pure la scuola, che fine faremo?

Giuseppe Prezzolini, Modeste proposte scritte per svago di mente, sfogo di sentimenti e tentativo di istruzione pubblica degli italiani, Palermo, Sellerio, 2006, pp. 94.

Le mie chiocciole: @@@

Da regalare: al posto della solita bottiglia di vino in occasione di un invito a cena con amici interessati alla politica

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