domenica 8 aprile 2012

La seconda disfatta di Troia


Se conoscete e amate la mitologia – e magari proprio per questo un amico benintenzionato, dopo una sbirciata alla trama, vi ha regalato Starcrossed – prima di iniziare la lettura consiglio di munirvi di: matita blu, matita rossa, Riopan gel o analogo antiacido (almeno due scatole).
Se invece non siete esperti del ramo, sappiate che solo elementi sporadici di un libro la cui trama fa abuso – più che uso – della mitologia greca sono totalmente corretti. Si poteva supporre che, su 460 pagine, alcuni particolari dovessero pur essere esatti, se non altro per le leggi della probabilità. La caratteristica che trovo personalmente più irritante, da amante dei classici, è la distribuzione totalmente casuale dei nomi mitologici fra le stirpi avversarie intorno alle cui vicende gira il romanzo.Viene subito l’istinto di verificare, perché un individuo chiamato così non può avercela a morte con quella famiglia – o Casa, secondo la definizione dell’autrice – o perlomeno non avrebbe dovuto essere così per i suoi genitori, ma tutto è sovvertito. L’impressione di straniamento è pari a quella che darebbe incontrare una famiglia di nostalgici del Terzo Reich capeggiata da Abramo. Ironico che uno dei pochi personaggi ad avere un nome consono alla sua Casa, sia in realtà uno degli antagonisti, e del tipo psicopatico per giunta. 
Quello che l’autrice sembra non aver compreso è che sì, il mito degli Atridi (ma può valere per la maggior parte delle vicende mitiche) può essere definito «la prima e più sanguinolenta telenovela della storia», ma c’è un motivo per cui le repliche della suddetta telenovela durano da molto più tempo di Beautiful... ed è la qualità. Cercare di produrre uno spin-off, per restare in termini televisivi, è sempre un rischio. Specialmente quando si stravolgono alcune basi, così da far rotolare insistentemente nella propria tomba almeno Omero (se mai è esistito), Eschilo e persino il povero Platone (e se considerate questo uno spoiler, vi faccio i miei complimenti). Quello che può succedere a far scadere il copyright!
Qualcuno potrebbe obiettare che il volume non può essere privo di qualità, visto il successo ottenuto negli Stati Uniti. Peccato che stiamo parlando della nazione che con perfetta nonchalance ha prodotto Troy, il film (unico visto due volte in vita mia, per pura incredulità) nel quale hanno ben pensato di far ammazzare Menelao a metà della guerra di Troia, facendo così svanire la motivazione della stessa. Qualunque sia la convinzione dell’autrice, la mitologia non è l’equivalente di Teen Titans, ossia dell’adolescenza degli eroi Marvel. Ridurla a questo – e massacrare la versione originale per offrire agli adolescenti protagonisti una ‘missione’ che li accompagni almeno per tre volumi – non è solo un segno di scarso rispetto per una ricchissima tradizione, ma una produzione che sottovaluta il valore – anche commerciale – delle possibilità offerte dalle varianti attestate. Certo, per sfruttarle sarebbe occorso un autore che non avesse scelto la propria vocazione in seguito a ripetuta lettura di Piccole Donne (Jo March, hai combinato un bel guaio stavolta!). Ma davvero non ce ne sono più?            
(post di Elena Piatti) 

Josephine Angelini, Starcrossed, Firenze, Giunti, 2011.


Le mie chiocciole: @

Da regalare: a chi ha imparato la mitologia con Pollon, considerandosi soddisfatto.

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