martedì 12 gennaio 2010

MangiaLibri

Inauguriamo con questo post il MangiaLibri, una rubrica di Andrea Pugliese dedicata a tutti gli amanti della buona tavola. Ci sarà spazio per libri di gastronomia, di tendenze culinarie, di follie mangerecce. Altre buone scuse per mettersi a leggere.

Leggere a fuoco lento
Una volta letti il 95% dei libri perde d’utilità. Molti la pensano diversamente ma io non ho abbastanza spazio in questa vita per rileggere qualcosa a meno che non sia un capolavoro assoluto. Anche in quel caso, il volume rimane sullo scaffale più per il desiderio di rileggerlo che per una vera disposizione a farlo; se poi davvero il libro deve essere letto ancora, sarà lui in qualche modo a ritornarmi tra le dita.
Eccezione a questa regola sono i libri d’arte e i manuali, in particolare quelli di cucina.
Disporre di un buon assortimento di ricettari consente soluzioni d’emergenza quando si è in crisi creativa o si ha la sensazione di rimestare sempre negli stessi piatti. Ad esempio, può capitare di voler evitare la solita preparazione dell’ossobuco senza avere idea di dove andare a parare. La soluzione è magari in un bel libro di cucina fusion dove ti invitano a cuocerlo nel miele e nella salsa di soia. Se si ha il coraggio di osare, di ammettere che i milanesi non hanno il monopolio degli ossobuchi, il risultato è di una bontà inaspettata e fa riflettere su quanto la globalizzazione non porti solo danni alle culture ma possa meravigliare i palati. I libri di cucina sprovincializzano la fantasia e ci ricordano che non si mangia solo a casa propria. Ce ne sono di tanti tipi e sono diversi i criteri per sceglierli. Il prezzo non ha nulla di logico. Alcune delle migliori guide sono quelle della vecchia serie 'Millelire': non sbagliano una dose e non sprecano parole inutili.
L’altezzosità che da noi fa preferire in cucina la sostanza alla forma riecheggia anche nei libri. È raro trovare un libro che sia assieme valido, bello e appetitoso.
Questo Cookaround. La cucina degli italiani è una splendida eccezione. Ricette pensate, cucinate e gustate nelle case d’Italia dice il sottotitolo, e si sente. Il libro è onesto e straborda di passione senza concessioni alle mode. È una rielaborazione di ricette provenienti da un blog decennale quale Cookaround e questa sua estrazione popolare è evidente. È fondato su una partecipazione popolare che non appiattisce il gusto verso il basso ma che, nella competizione tipica dei blogger, ha spinto verso l’alto la perfezione delle ricette stesse. Ne è esempio l’inusuale attenzione al contorno giusto per i secondi piatti e alla sua preparazione.
Basta prenderlo in mano per avere evidenza di quanto sia stato pensato a lungo nella selezione delle ricette, nel test delle stesse, nella grafica, nelle strepitose fotografie. Anche la carta è “buona”, quasi da leccare, simile a quella di D di Repubblica, per intenderci.
Il libro funziona nei suoi propositi di accendere le sinapsi del cuoco.  Leggendo le ricette tutto è chiaro, si dipana secondo le logiche naturali di chi cucina per piacere. Non ci sono gli ingredienti astrusi amati da Vissani né gli abusati richiami ideologici a dimensioni bio, light, km zero, che paiono messe lì per mortificare la buona cucina e instillare i sensi di colpa che poi danno acidità di stomaco.
Ho provato le tagliatelle di castagne con sugo di lardo di Colonnata seguite da un coniglio alla paesana. Risultato? Nessuna sorpresa, esattamente come le avevo immaginate leggendo, e questo per chi cucina corrisponde alla certezza della pena per chi mangerà.
(post di Andrea Pugliese)

Marco Colantuono, Luca Pappagallo, Cookaround. La cucina degli italiani, Roma, Castelvecchi, 2009.

Chiocciole: @@@@

Da regalare: a chi non mangia per vivere ma vive per mangiare.

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