venerdì 30 gennaio 2009

Il primo passo nella foresta

La sensazione che avvolge l’animo dell’esploratore mentre sosta al limitare della foresta, nell’attesa di compiere il primo passo e penetrare nel mistero di un luogo sconosciuto, è affine a quella del lettore quando stringe fra le mani un nuovo libro. Al di là della copertina, di un nome o di un titolo – tutti elementi che suggeriscono, sussurrano, a volte ingannano, ma in ogni caso non dicono, non possono dire, abbastanza – si apre un mondo inesplorato. L’emozione diviene viva e palpitante grazie alla speranza che ogni vero lettore ripone nel nuovo libro, la speranza di trovare in quelle pagine una storia che lo avvinca e lo commuova come solo poche altre hanno saputo fare in precedenza, ed è lì che sta il cuore dell’emozione, nel desiderio che la foresta in cui sta per penetrare lo risucchi in un vortice e lo trascini fino all’ultima riga, fino a valle, come un ciottolo trascinato da un torrente in piena.
Nessuna quarta di copertina, nessuna recensione, può rendere piena giustizia o ingiustizia ad un libro. Quindi averle lette prima non significa già conoscere il libro, tuttavia, io credo, un po’ di gusto si perde se si ha notizia della trama, dell’atmosfera, delle ispirazioni, senza aver ancora voltato una sola pagina. Nel caso dell’esploratore equivale ad avviarsi su un sentiero segnato anziché penetrare una foresta vergine. Diceva Elias Canetti: «Chi mi consiglia un libro me lo strappa di mano, chi me lo esalta me lo guasta per anni». Forse è un eccesso, ma rende l’idea.
Ecco perché il VoltaPagine, ligio al punto 3 del suo decalogo, divaga e insegue sollecitazioni centrifughe, per sfuggire alla tentazione di dire troppo: in modo da lasciare al lettore l’emozione del primo passo nella foresta.

Foto:
La foresta di "Sas Baddes" - Orgosolo © maskaphoto

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