martedì 18 novembre 2008

Una lepre bianca


Una lepre bianca è innocenza e purezza. Ancor più se piccola, ferita, disposta ad affidarsi ciecamente ad un uomo incrociato per caso nel bosco. I due finiscono per divenire amici per la pelliccia, in una Finlandia per forza poetica tra abeti e neve. Per essere un romanzo che non va da nessuna parte (nel senso della trama), L’anno della lepre porta in un sacco di posti, da visitare con gusto. Quasi esilarante l’episodio del sacerdote che spara in chiesa per scacciare la lepre e finisce per ferire Cristo. Per non parlare dei militari che s’imbarcano in una incosciente caccia all’orso e finiscono in mutande (ben gli sta!). Ce ne sono molti di incontri surreali, eppure così veri, con un’umanità che si dibatte per essere sé stessa fino in fondo, nel bene e nel male.
Vatanen, il protagonista, scopre questa umanità (e un po’ anche la propria) ad ogni passo, e se ne bea, scordando con piacere la claustrofobica vita cittadina. Vi stimolerà una mite invidia per come lascia passare un incendio galleggiando nel torrente e bevendo grappa; per come, lavorando alacremente per un intero giorno, riesce a salvare la vacca che affonda nella palude. Alla fine torna il mai sopito dubbio: basterebbe ritirarsi in una vecchia baita nel bosco, con un’ascia e quattro capre tipo nonno di Heidi, per raggiungere una serenità invidiabile? Forse basterebbe, ad averci il coraggio.

Arto Paasilinna, L’anno della lepre, Milano, Iperborea, 1994, pp. 208.

Le mie chiocciole: @@@@
Da regalare: al collega stressato dall’ufficio (col rischio se ne fugga in Scandinavia)

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